L’Abbazia di Sant’Antimo

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L’Abbazia di Sant’Antimo

L’esempio di architettura monastica più importante del romanico-toscano.

Dopo una bella visita a Montalcino, non può mancare la tappa all’Abbazia di Sant’Antimo. Ci si arriva attraverso una bellissima strada panoramica che si dirama tra vigneti, oliveti, verdi colline, e casali isolati qua e là. L’abbazia, in splendido travertino, si erge a sorpresa isolata su una radura circondata da alberi d’olivo secolari e bellissimi campi di grano.

La chiesa rappresenta il più importante monumento romanico della Toscana meridionale che risente delle influenze francesi nell’architettura dovute principalmente  allo schema basilicale con deambulatorio e cappelle radiali, iconografia unica in Toscana e una delle poche presenti in Italia. Tradizionalmente fondata nel 781 da Carlo Magno l’Abbazia di Sant’Antimo è documentata fino dal secondo decennio del IX secolo periodo al quale sembra riferibile un piccolo edificio noto come “cappella o chiesetta carolingia” a pianta rettangolare con abside affiancato alla destra dalla chiesa romanica presso l’inizio del deambulatorio e oggi adibito a sagrestia. L’abbazia ci offre una costruzione benedettina ad impianto basilicale della quale i contemporanei dissero “non è in tucta Italia più privilegiata abbadia de la chiesa romana e sacro Imperio”.

Il complesso dell’Abbazia di Sant’Antimo nel Comune di Montalcino.

 

The Sant’ Antimo Abbey complex in the municipality of Montalcino .

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La chiesa come la vediamo oggi è riferibile ad una costruzione iniziata nel 1118 la data è riportata in un’iscrizione incisa nei gradini e nel ripiano dell’altare maggiore recante il testo di una donazione  fatta da un conte Bernardo forse degli Ardengheschi (di Pari e di Civitella) a Ildebrandino di Rustico. La stessa data, poi, compare su una delle colonne del deambulatorio.

L’abbazia è costruita  con una roccia travertinosa  le cui cave si trovano proprio nella zona di Castelnuovo dell’Abate, oggi abbandonate, che è tra le più belle pietre ornamentali  usate nel periodo romanico: è il materiale impropriamente detto “onice” o “ alabastro”.

L’abbazia fu soppressa nel 1462 da Enea Silvio Piccolomini, Pio II, annettendola a Montalcino, che fu elevata a diocesi grazie all’inglobamento della stessa Abbazia.
Solo in tempi recenti è tornata ad essere un centro di grandezza spirituale grazie all’operato di una comunità di Canonici Regolari Premostratensi stabilitasi qui a partire dal 1992. C’è voluto l’intervento di sette campagne di restauri per arrivare alla costruzione come la vediamo adesso.

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Scorci sull’Abbazia di Sant’Antimo
(Foto: Maurizio Abbiateci)

L’interno della chiesa è spartito in tre navate, divise da colonne alternate a pilastri cruciformi e concluso da un deambulatorio con tre cappelle radiali a pianta semicircolare che, rivela la derivazione francese. Il soffitto della navata centrale ha una copertura a capriate lignee, mentre le navate laterali, ove si inseriscono i matronei, sono coperte da volte a crociera.
Sull’altare maggiore un Crocifisso ligneo policromo del XIII secolo. Sotto l’altare una piccolissima cripta che non sembra corrispondere ai canoni architettonici del secolo XII e sembra risalire ad un’epoca precedente. L’altare con una lastra tombale in marmo, ricorda i Consoli romani Rufino ed Eusebio (347 d.C.). La lunetta affrescata  con Cristo che risorge dal sepolcro di scuola senese del XVI secolo. Questo ambiente potrebbe aver ospitato la tomba del martire Antimo cui è intitolata l’Abbazia.

Sant'Antimo-Montalcino-@kristobalite