Scoprire il territorio: Abbazia di Badia Ardenga

Il complesso abbaziale, risalente al XI secolo, sorge  a circa 10 km da Montalcino nella valle del fiume Ombrone ed ebbe il nome di Ardenga dal conte Ardengo di Ranieri.  Fu prima pieve poi Abbazia dei monaci Vallombrosani e a seguito della soppressione dell’ordine, avvenuta nel 1462 da parte del pontefice Pio II,  divenne “Commenda” e concessa alla famiglia Tuti. Un membro di questa famiglia, l’abate commendatore Fulvio Tuti, morto nel 1608,  venne sepolto all’interno della chiesa come documenta una lapide ivi presente. Estintisi i Tuti, l’abbazia passò ai Marsili e, nei primi decenni del XVIII secolo, al cardinale Giovanni Patrizi.   La commenda fu poi soppressa con bolla del pontefice Pio VI nel 1782 e Leopoldo I granduca di Toscana assegnò i beni di questa abbazia ai Canonici della Cattedrale di Montalcino e da questi passati al Vescovo di Montalcino che ne assunse il patronato.

La pieve intitolata a Sant’Andrea apostolo, più volte rimaneggiata nel corso dei secoli,  presenta un paramento a conci di pietra disposti a filaretto. E’ ad aula a pianta rettangolare, originariamente divisa in tre navate terminanti con absidi semicircolari, coperta con tetto a travi di legno. Sul tetto si eleva un campanile a vela con trifora su colonnette e capitello. Al di sotto della chiesa si trova un oratorio  di vaga struttura con disegno gotico che servì forse da cimitero dalla comunità dei monaci vallombrosani. La parte terminale absidata della chiesa fu inglobata nell’attiguo complesso come pure la cripta sottostante, originariamente divisa in sette piccole navate formate da due campate ciascuna,  due in corrispondenza delle navate minori e tre sotto a quella maggiore e delle quali ne restano oggi solo cinque di forma rettangolare coperte con volte a crociera sostenute da colonne.  Opere di rilievo provenienti da  Badia Ardenga si conservano presso la Pinacoteca di Siena : il Paliotto romanico, primo dipinto datato (1215) di scuola senese; le tavolette “Storie delle Passione di Cristo”, attribuite a Giudo da Siena (1275-1280).