La ceramica Chigiana

Con l’arrivo a San Quirico del Cardinale Flavio Chigi, nipote del papa Alessandro VII, in seguito alla concessione nel 1677 da parte del granduca Cosimo III del  feudo di San Quirico d’Orcia,  iniziarono importanti trasformazioni per il paese.  Secondo i documenti a partire dal 1693 il cardinale Flavio Chigi  dette vita alla fabbrica di ceramiche e successivamente suo nipote Buonaventura fu fautore della crescita dell’importanza della vaseria che sopravvisse almeno fino al 1795.  Le ceramiche e  le maioliche istoriate uscite dai forni di San Quirico non furono create per la vendita ma realizzate per uso privato della famiglia Chigi e per farne dono ai personaggi importanti dell’epoca.  Dai documenti ritrovati risulta che la fabbrica dove si producevano i pregiati manufatti fosse collocata nella zona di Fonte alla Vena luogo in prossimità delle mura di San Quirico d’Orcia.  La manifattura di Fonte alla Vena vide il massimo splendore nel secondo decennio del 1700 quando nel 1717 Bonaventura Chigi Zondadari chiamò a dirigere la fornace il ceramista romano Bartolomeo Terchi  artista di particolare rilievo e successo che aveva già lavorato a Roma . Terchi dette un grande impulso alla produzione della fornace chigiana realizzando pezzi di alta qualità e originalità ispirati a citazioni da incisioni del 1500 e del 1600. I bellissimi vasi dalla foggia complessa, i piatti istoriati con scene mitologiche o bibliche regalarono alla manifattura sanquirichese fama e importanza pari alle più famose manifatture di Faenza, Savona e Albissola.  Molto probabilmente Bartolomeo Terchi fu maestro  del suo successore senese Ferdinando Maria Campani il quale  si meritò nel tempo l’appellativo di “Raffaello della maiolica” tanta era la sua abilità come “pittore in coccio”. Le opere di Terchi e di Campani erano molto rinomate e vennero apprezzate da principi e regnanti e da illustri personalità del tempo.  Molte ceramiche prodotte da Terchi e Campani si trovano esposte nei maggiori musei del mondo come il Musée du Louvre di Parigi, il  victoria and Albert Museum di Londra, il Kunstgewerbemuseum di Berlino e in molte altre collezioni pubbliche e private.